opera finalista nel concorso letterario J. Prévert 2009
La foto di copertina riporta ai fiori, i protagonisti di questa piccola raccolta di poesie.
In primo piano una grande distesa di prato magro, d’alta montagna, punteggiata da fiori bianchi, piumosi, gonfi, bioccolosi come il cotone, è una distesa di eriofori, altrimenti chiamati Pennacchi di Scheuchzer o Piumini.
Si trovano con una certa frequenza negli acquitrini, nelle paludi e nelle torbiere in alta quota da noi, in Italia settentrionale. I frutti, erroneamente chiamati fiori, sono formati da un’unica spiga quasi sferica, sempre eretta che persiste a lungo dopo la fioritura, come un vistoso morbido fiocco di cotone, con sete bianco-lanose. Da qui il suo nome volgare, il fior di cotone.
La donna di lato accoccolata e sorridente tra i fiori, decentrata, ai margini del paesaggio, sono io.
Una inquadratura voluta: non al centro, non presuntuosa, una presenza laterale nello scenario affascinante per sé, come si addice ai paesaggi e alle liriche orientali cui mi riporta, di grande suggestione.
La lontananza temporale ha portato via anche i colori di quella giornata felice.
Una giornata felice, potrebbe essere il titolo, quando una gita, un paesaggio, un fiore strano, inconsueto, ti inducevano al sorriso, al godimento, all’abbandono, al divertimento.
Il tempo si fermava, immobile. Era quello dell’otium, del sorriso, della calma, felice riflessione.
In questa fotografia sorridente e giovane c’è amore ed amicizia, sentimenti che maturano lenti e che sono il frutto di una vita, momenti di complicità, di pace, almeno per un momento, condivisi.
Poi anche i resistenti fiori di montagna sfioriscono.
G. Ferraris