Mattia Carapelli, nel romanzo “Ironica”, inserisce, a piene mani, molteplici riferimenti all’umano vivere e sparge qua e là, come fossero semi da coltivare, profonde riflessioni esistenziali.
Durante l’evolversi della narrazione si assiste ad una precisa volontà di cristallizzare le emozioni, come se il protagonista si fermasse ad osservare il mondo che continua freneticamente ad andare avanti, protetto da una sorta di desiderio di “immobilità” ed ammantato da un senso di solitudine permanente, che lo catapulta in un mondo tutto suo, a volte, ai limiti della paranoia, fino alla rivelazione finale che porrà il sigillo definitivo sulla interpretazione d’ogni accadimento, d’ogni riflessione interiore, mancato gesto e fantasticheria: “la chiave di tutto è non muoversi”, rimanere cristallizzati nella propria dimensione in attesa che tutto scorra davanti a noi, dissolvendo ogni rimorso per le cose non fatte e annientando la nostalgia per ciò che poteva essere e non è mai stato. Ecco l’analisi finale, vera e spietata, di Mattia Carapelli…
dalla prefazione di Massimo Barile
Opera finalista nel concorso letterario J. Prévert 2013