Gianni Bonadonna riflette su se stesso e fa i conti con una vita straordinaria: è stato grande, le sue vittorie sul cancro hanno dato impulso alla ricerca e speranza ai malati e la sua battaglia continua dall’altra parte, da medico-paziente, per una medicina più umana. Con i suoi dubbi e le sue fragilità ci riporta ai temi veri dell’esistenza, affrontati con il piglio del conducator, che affronta ogni prova con coraggio e non si arrende mai davanti alle cadute. Dopo essere stato samurai, mi piace immaginarlo come irriducibile moschettiere, al quale mi unisco, perché condivido il senso della sua battaglia e ne apprezzo l’idealità.
Giangiacomo Schiavi Corriere della sera