Col pretesto di un omicidio, un grande affresco degli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale e dell’Italia del dopoguerra che copre tre generazioni di una famiglia.
In esso spiccano le figure di due personaggi: un bambino e un nonno che – insieme – riassumono le gioie e le speranze che appartengono, in maniera diversa, all’età che è propria di ciascuno di loro.
Il male di vivere il nonno lo ha superato vittoriosamente. Quello del bambino è sofferto da chi ne è stato precursore il quale teme le prove difficili a cui il nipote sarà sottoposto in una società che concede troppe licenze ai giovani d’oggi senza, in contemporanea, rafforzare la loro capacità di controllarle.
Una storia romanzata che può ricordare, a tratti, “L’ospite inquietante” di Umberto Galimberti.
Un altro personaggio emerge – in tutta la sua negatività – una donna, una madre incapace di superare il proprio egoismo personale, che, dimentica delle esigenze della figlia e del suo sposo, favorisce e avvalla la loro separazione.
Il tutto scritto con un lessico moderno e assieme antico che rende l’opera piacevole e interessante e che fa comprendere anche ciò che le parole non dicono ma sottintendono.
Insomma un libro da leggere in punta di piedi.