…Faceva sul serio questa volta. Non v’erano più dubbi. Un vero talento il suo, ancorché fortuito; puntuale nel cogliere alla sprovvista e disorientare. Ecco dunque spiegata la fatica a credergli, a compiere quell’immane sforzo d’immaginazione. Del resto non te lo aspetti, che una persona dall’indole schiva e il fare taciturno prenda tutto a un tratto a borbottare nel disperato tentativo di farti indovinare le proprie intenzioni. E comunque sia ogni pericolo di fraintendimento era ormai superato, visto che, valige alla mano, lo stavamo osservando varcare l’uscio. Poco importava. Noi ci eravamo riuniti solamente per convenzione, perché così si usa fare, eppur con l’intima certezza di poter credere soltanto agli occhi.
Aveva cominciato circa tre settimane prima a ipotizzare una sua possibile partenza, richiamando esplicitamente la nostra attenzione e ostinandosi a fondo per divenire il contrario di se stesso; ma questo era forse l’ultimo giochetto per farci tremare un po’. Una specie di regalo d’addio, tutto ingarbugliato e incomprensibile, alla maniera sua.
“Sapete com’è…” era stato il primo accenno. “Lo stimolo a cambiare c’è sempre. È tenace.