A quel punto, mi prese per la gola, stringendola e spingendomi contemporaneamente verso la finestra, dicendomi con una malvagità che mi fece sentire come in un incubo:
– Se tu non capisci questa cosa, io ti butto giù!
Proseguì a stringermi la gola, tanto da farmi mancare il respiro, non riuscivo a riprendere fiato né a parlare: il mio primo pensiero andò al mio bambino ed alla paura di perderlo…
Angela piange, raccontando questo particolare che, anche dopo tanti anni, la scuote emotivamente e le fa rivivere quei momenti di terrore, proprio come se stessero accadendo ancora.
Quando riuscii a liberarmi… mi si riempirono gli occhi di lacrime, lo guardai in volto e gli dissi:
– …ma ammazzando me, ammazzeresti anche lui… indicandogli il mio ventre.
Lui mi rispose che non gliene importava niente!
Dopo qualche minuto si sdraiò sul letto, chiedendomi di distendermi a fianco a lui e, vedendomi ancora provata per l’episodio di violenza al quale mi aveva appena sottoposta, mi disse:
– Smettila di fare la vittima! È solo colpa tua, perché se tu non facessi così, io non mi troverei costretto ad agire in questo modo!