…Il vero poeta sa che la sua arte non è necessaria all’esistenza ma indispensabile per vivere. Per la sua vita, soprattutto, poiché il lettore non sa che per la sua – di lui -, la poesia non è necessaria, ma indispensabile. Leggere poesia è, in un certo senso, ascoltare il silenzio, mettere fra parentesi tutte le parole che assordano la nostra esistenza di giorno e di notte e ritagliarsi un tempo senza tempo, una parola che dice ma non dice, perché è la parola del silenzio che colma di sé l’intero spazio e l’intero tempo vissuto. Dunque, la poesia è fuori dal tempo e dallo spazio perché necessita di un tempo e di uno spazio che non possiamo sperimentare con i sensi…
…La parola, il linguaggio, spesso tradiscono il silenzio, ma anche là dove il “mestiere” (di poeta) non è solido o, come si suol dire, è ancora “emergente”, spesso è possibile intuire sprazzi di questa realtà-altra, prelinguistica, in sé compiuta e affascinante. Non esistono poeti più o meno “grandi”: non ci sono infatti metri per misurare il silenzio, l’intensità emotiva di quel mondo-altro che è la poesia.
Ed è per questo che anche una raccolta di poeti “emergenti” può riservare grandi sorprese, se il lettore si concentra non tanto sulla forma linguistica (che è sempre soggettiva), non sul “canone” poetico (nel senso di apparato fonoprosodico e linguistico tradizionalmente in uso nella poesia) ma piuttosto sull’anima di questo silenzio che vuole trasparire dai versi e comunicare impressioni, sensazioni, emozioni, sentimenti, entusiasmi estetici, ecc. che sono quanto di più inutile al mito del benessere con il quale si identifica il senso della vita, ma quanto di più necessario per dare un senso al proprio essere nel mondo (e, in definitiva, seppure nascostamente, il “vero” benessere – posto che siamo fra i fortunati che hanno di che vestirsi e qualcosa da mangiare ogni giorno).
Gianmario Lucini
Presidente della Giuria del Premio Sezione Poesia