A volte il silenzio non basta: forse perché la musica che da esso promana risulta incomprensibile tra bagliori fatui e perenni assenze.
L’umanità si circonda suo malgrado di parole che non riescono a dare il senso esatto di un desiderio, di una emozione, di un percorso.
Si potrebbe forse trovarne anche una sola, possibilmente chiara ed efficacemente autentica. Raramente questa ricerca si concretizza facilmente o raggiunge un esito certo. Ma proprio l’oscillazione continua esistente nel limite tra il silenzio e la primitiva apparizione di un concetto genera il fatidico simbolo che, attraverso un segno particolare, diventa parola. Le mie poesie infatti seguono questa ideale linea di confine immaginaria fissandosi infine sulla carta. D’altronde non mi è congeniale altra strada se non quella del suono magico di ogni parola che, pur prestandosi a diverse interpretazioni, rimane unica nel suo vero significato.
Riassumendo, diventa quasi una piacevole avventura il mettersi continuamente in gioco procedendo tra sentieri mentali che disegnano inaspettate emozioni, trasmutandole poi in immagini a volte parziali e ricavandone suoni diversi, rispecchiando così la complessità delle nostre variegate e successive stagioni.
Da questo fluire ininterrotto di pensieri esuberanti e geometrie puramente verbali, spero si possano percepire attimi di vita comunque riconoscibili tra l’echeggiare molteplice della nostra paludata immobilità.
Felice Giovannetti