“L’imperfezione sarà sempre sua anima gemella…”
Ed il poeta osserva. Cerca di capire le emozioni della gente. Si erge su piedistalli di cristallo. Si pavoneggia.
La sua poesia sarebbe niente senza platea, ma allo stesso tempo nella sua intima e più recondita genesi risulterebbe priva di alcuna critica, priva di paura.
In un giorno però nasce, improvvisa, l’esigenza di rendersi viva.
Così è stato per me. Come una folgorazione, una stagione di “Pensieri sconnessi vacui e dissestati” del mio tormentato modo di vivere.
Una stagione di amori, delusioni, dolori e passioni, che mi ha trapassato senza che io me ne rendessi conto, privandomi di una cognizione temporale persistente.
Osservare.
Vivere e scrivere senza decidere.
Poi una lacrima…