Ansia d’eternità e di presente futuribile nella Magnifica vertigine di Giovanni Di Stefano, riferendomi a quel suo ardente desiderio di identificarsi con il bello dell’oggetto contemplato per essere libero ed incorrotto, al di là del tempo e della natura di uomo. Il concetto di eternità come bellezza non inteso da un punto di vista irrazionale, perché ad esso aspira un giovane uomo che tende ad elevare i propri sentimenti quotidiani, trovando nel riscontro della nullità delle cose terrene l’impulso verso quel bello; un concetto, quindi, che non si fonda su un’astrazione ma sorge da una limpida ed attenta visione della realtà…
…Nei versi di Magnifica vertigine l’amore vive nella sua accezione più ampia e multiforme: dal ricordo al desiderio, dalla compassione al rimpianto, dal sogno alla speranza: “…Mordo ogni giorno, lasciando il segno dei canini… Amo le mie gioie, soli di primavera sui calendari d’inverno. Amo le mie battaglie, spade fendenti sui sentimenti e sulle sconfitte”.
dalla prefazione di Ornella Ponzio