Pubblicazione realizzata dal Club degli autori quale premio, in quanto autrice 3^ classificata al Concorso Jacques Préverto 2015
In copertina: «But she keeps dancing» di Reinier van Straten
Motivazione dell’attribuzione del 3° Premio al Concorso Letterario Jacques Prévert 2015
Potrebbe sembrare ardita la scelta di intitolare a Itaca la propria raccolta: mai luogo fu più carico, e talvolta sovraccarico, di significati, segni, simboli, echi e suggestioni. Parlare di Itaca è come misurarsi con i giganti. Ma l’autrice ne è ben consapevole, come dichiara con saggia autoironia e autentica emozione nella poesia-dedica di apertura: ed è sulla scorta di questa rassicurante consapevolezza che il lettore può salire sulle spalle del gigante e guardare l’orizzonte, là dove lo guidano i versi della Arnaldi, e anche un po’ oltre, come capita sempre quando la poesia è degna di questo nome. Il lettore scoprirà così che si può partire da molto vicino, per esempio dallo schermo bianco di un computer, per arrivare in un balzo solo agli estremi margini del globo, dove una volta si scriveva hic sunt leone, in mezzo a un mistero che non è più tale di nome, ma di fatto sì. Un mistero capace di sintetizzare spazi sterminati in un singolo minuscolo verso, e di raccontare storie lunghe una vita sedendo immobili su una panchina, con una bottiglietta d’acqua accanto (bellissima, La panchina, e struggente). E se qua e là la raccolta sembra perdere compattezza, compensa con una costante e tenace cura del dettaglio minuto, che si tratti della singola parola o dell’immagine che abbraccia più versi. Ed è proprio questa cura del dettaglio a rendere le poesie della Arnaldi dei minuscoli giardini dove cercare, con pazienza, la propria Itaca.
Olivia Trioschi