a cura di Benedetto Di Pietro
INTRODUZIONE
Sulle norvegesi isole Svalbard, sorge lo Svalbard Global Seed Vault, un bunker nel ghiaccio che conserva 400 milioni di semi, provenienti da tutto il pianeta, per proteggere la biodiversitŕ di questo mondo. L’incremento delle monocolture ha indotto l’uomo a creare un luogo cosě speciale, per tutelare specificitŕ vegetali che rischiano di essere inglobate dai mutamenti epocali del mondo moderno. Quale il trait d’union tra il giardino dell’Eden ibernato, dove la vita puň essere mantenuta in eterno, e un libro che raccoglie componimenti dialettali? Ci sembra che ciň che accade alle peculiaritŕ della flora somigli a quanto attiene alla perdita dei linguaggi originali di fronte alla diffusione delle lingue globali.
L’analogia non vuole essere un acritico grido d’allarme. I dialetti, almeno a breve, non scompariranno, ma l’importanza di parlare e conoscere l’italiano si afferma contraendone gli ambiti d’uso tradizionalmente loro riservati. Č certamente vero che, se le persone non le usano, le parole del dialetto ad un certo punto “muoiono” e, insieme ad esse, scompaiono gli elementi culturali che le hanno prodotte.
Proteggere e incoraggiare la diversitŕ linguistica sembra dunque essere divenuta una necessitŕ improcrastinabile, se non si vuole assistere alla progressiva sparizione di modi peculiari di intendere la vita e il mondo.
L’esperienza del gruppo Facebook “San Frareu – Zzea parduoma u dialott dű nasc paies”, uno spazio virtuale nel quale si comunica nel galloitalico di San Fratello, č un esempio encomiabile di come si possa agire per rivitalizzare un codice dialettale, pur ancorato alla realtŕ locale. Mentre ci si avvia a superare la quarta annualitŕ di vita, gli amministratori del gruppo hanno raccolto in questo libro le esperienze di scrittura letteraria, apparse settimanalmente nello spazio internet.
Il libro che avete tra le mani č una raccolta di sentimenti che raccontano il mondo, č una nuova traccia della letteratura dialettale sanfratellana, č un modo innovativo di far dialogare il web e il tradizionale formato cartaceo, č un esempio di appropriazione di nuovi spazi per un dialetto che si confronta con mutamenti epocali, č, ancora, una testimonianza di “fedeltŕ linguistica” ed č, infine, un deposito, culturale e linguistico, di parole.
Queste pagine, apprezzabili per ciascun lettore, sono un valido strumento anche per i linguisti che vogliano osservare il sanfratellano. In questo senso, gli scambi comunicativi del gruppo, pur non tralasciando la registrazione, anche metalinguistica, di forme obsolete, descrivono un dialetto che cambia. Il galloitalico arcaico, come tutte le lingue, č una varietŕ che si evolve, coinvolta in un fenomeno che riguarda tutti i codici locali, definito advergenza dal linguista Klaus Mattheier: il dialetto si muove verso l’italiano, attingendo veri e propri termini e adattandoli alle proprie caratteristiche fonetiche. Il sistema ortografico, ideato ormai 17 anni fa dal linguista Salvatore C. Trovato (→ 16), tende gradualmente a diffondersi negli interventi liberi ed č ormai consolidato in sede di stampa.
Non č forse peregrino pensare che, in un futuro non molto lontano, si attingerŕ ai “semi” di questo testo, per salvare lingue e cultura da una progressiva e repentina omologazione. Intanto mentre scriviamo, registriamo che il superbunker delle Svalbald ha recentemente ricevuto la prima richiesta di prelievo dal Centro internazionale per la Ricerca agricola in aree asciutte della Siria.
Giuseppe Foti