Questa raccolta di poesie nel dialetto galloitalico di Giuseppe Mazzullo si sviluppa su diversi livelli di lettura. Il leitmotiv dei ricordi d’infanzia e della nostalgia dei tempi andati è ricorrente. Il paese di San Fratello, con i suoi molteplici problemi che l’hanno portato al degrado, è un elemento costante e, con l’eccezione di alcune liriche, su di esso si forgia quasi tutta la poesia di questa raccolta.
La divisione del libro in due sezioni non porta a considerare le liriche a scomparti separati in senso stretto perché nella realtà non lo sono. Nella sezione “Tra le crepe della memoria” non troviamo solo poesie legate ai ricordi, così come quelle assegnate alla sezione “Speculazioni” non contengono solo spunti di carattere sociologico o filosofico, poche sono in effetti quelle di carattere introspettivo.
L’andamento delle liriche in generale si propone abbastanza variegato…
…Nelle poesie di Mazzullo c’è una continua ricerca del ritmo, indipendente dalla rima di cui il poeta molto spesso si avvale. Il linguaggio è reso attuale rispetto a quello in uso nella prima metà del Novecento e va detto che questo, come tutte le lingue di questo mondo, inesorabilmente nel futuro tenderà a volgersi sempre di più verso la lingua predominante e quella tecnologica.
L’ironia aleggia continuamente e il poeta “Castigat ridendo mores” sferzando di continuo con critica costruttiva la moralità individuale e in particolare di chi è delegato ad amministrare la cosa pubblica.
Concludendo, nel panorama della poesia galloitalica di San Fratello, Giuseppe Mazzullo occupa un posto preminente poiché sa coordinare argomenti della tradizione con altri legati alle istanze di carattere sociale ascrivibili alla civiltà del nostro tempo.
dall’Introduzione di Benedetto Di Pietro