L’acqua bruciata è un’opera che, nella pluralità dei suoi singoli personaggi, pone in risalto un reale protagonista universale. Pur trattandosi di una variegata raccolta di narrazioni, in essa emerge un uomo radicato nel mondo – quello che l’autore ama definire «l’uomo dell’esistenza» – impegnato a vivere la commedia (la farsa) della vita. Una commedia intessuta di tribolazioni e paradossi «che stanca / nella serietà / nella comicità / nella passione / nella perversione». L’uomo dell’esistenza prova fatica per le incessanti pressioni della vita («l’accadere della vita») e per i naturali acciacchi che impressionano il proprio corpo. È l’uomo «stanco e sudato» sottoposto al «vociare insulso della gentaglia». Ma è sempre in questa drammatica pantomima che, dopotutto, si ha il coraggio di stare in piedi e di resistere ai colpi e al peso dell’esistere. L’uomo di Squeo è l’impavido viandante che sopravvive al chiacchiericcio della folla, è la tenace creatura che non s’arresta dinanzi a «lividi di gelo»; combatte e resiste, affidandosi talvolta alla solitudine, affondando nell’oscura e inafferrabile bellezza dei sogni.
Danilo Serra