Marta Emme offre un mondo lirico, originale e personale, proponendo composizioni che lei stessa definisce “prosie”, intensa miscela di poesia e prosa, generando una poetica genuina, sincera e limpida, come a donare il suo universo emozionale, sempre protesa ad esprimere la vocazione lirica, che diventa un “cammino” di rinascita.
La silloge si divide in tre tempi lirici e, nella prima parte, dal titolo “Da quel viver quotidiano”, troviamo le esperienze esistenziali che regalano un senso di compiutezza, quasi a rivelare il mistero della vita; le emozioni del cuore si accompagnano ai sentimenti autentici, sentiti come un “puro dono”, al contempo, la sua visione poetica si alimenta della magia della Natura, declinata nelle sue varie forme: dalla meraviglia dello sbocciare di un fiore, fino alle molteplici manifestazioni attraverso gli eventi incredibili che possiamo osservare ogni giorno…
…Nel secondo tempo lirico, dal titolo “Da quel viver di pensieri, con qualche svalvolamento”, vengono prese in considerazione altre tematiche come l’importanza dell’educazione all’affettività, un percorso di crescita che implica grande impegno; il valore effettivo da assegnare al denaro, che sovente illude e corrode il cervello e l’animo delle persone; il ruolo fondamentale delle madri che accudiscono i figli ed il dramma della violenza commessa contro le donne.
La visione riconduce ad un mondo ferito dalle ingiustizie, ma la poetessa vuole scorgere uno spiraglio luminoso nelle armoniose vibrazioni della Natura, nel mistero del vivere.
…Nel terzo tempo lirico, dal titolo “Da quel vivere allo specchio o quel vedere te stesso nel riflesso”, prende in esame alcune contraddizioni e comportamenti dell’essere umano, tra amore e odio, bontà e onestà, fino all’arroganza e alla stupidità, oltre a profonde riflessioni sull’amore vero e sul suo significato più autentico.
Le esperienze della vita si fondono con il desiderio di conoscenza, per cercare di disvelare la patina superficiale che ricopre la realtà, ed andare al cuore del problema, guardare “oltre la maschera indossata”, per giungere alla verità: sia essa la meraviglia del Creato o l’ideale dell’Amore assoluto.
Massimo Barile