Nella poesia di Guarino convivono la tradizione parlata, dionisiaca, oraziana e la struttura sintattica, prosodica e radicale della lingua colta. Tale dicotomia, già evidente nelle precedenti sillogi, in “Trucioli d’amore, di vita” viene dichiarata ab origine, come se l’Autore ci volesse dire: in me convivono due anime. E l’una non potrebbe vivere senza l’altra. Del resto nell’animo di un grande avvocato non può non coesistere e interagire, senza tentennamenti e soluzioni di continuità, questo doppio binario, alla continua ricerca di uno “scambio” che, lasciando che le rotaie si abbraccino, faccia deflagrare la poesia.
È anche evidente che attraverso la moderna musicalità dei versi sovente si raggiunge la purezza lirica, l’immagine icastica, tenera a volte, ammonitrice altre. In “trucioli d’amore” la tramatura del linguaggio è figurativa, corporea, tattile, ma è un verso che parla all’anima, è una “dose” per drogati d’amore…
…Ma l’ansia di giustizia del penalista si riaffaccia subito…
dalla prefazione di Geppy Gleijeses