In copertina: «Promontorio sul mare» acquerello di Maria Grazia Pessina
Quando lo stupore diventa poesia
Ambrogina Sirtori si è laureata con una tesi su Angiolo Silvio Novaro, una ricerca sui documenti e sui luoghi dove il Poeta trascorse la vita.
Ospitò così nella propria anima l’amore alla natura, all’ascolto dei “piccoli”, al senso del dolore e della bellezza, che distinguono anche oggi la lirica di A.S. Novaro.
Lo stupore e l’umiltà, doni personali dell’allieva, hanno incrociato i temi fondamentali nella poetica del Maestro: l’idilliaco, l’elegiaco, il religioso, temi che in entrambi hanno attraversato il segreto degli affetti.
Ambrogina ci fa comprendere come A.S. Novaro, collocato dai critici nella scia di Pascoli, abbia uno stile più libero e tratti la materia con grande preparazione umanistica, elevandola a una sfera di sincerità alta e immediata fino a toccare le corde di alcuni testi liturgici (vedi Il Fabbro Armonioso, scritto dal poeta in memoria del figlio Jacopo, morto in guerra).
È veramente originale questa silloge. Vi si snoda un colloquio interiore tra la Sirtori e Novaro; la poetessa giunge a scrivergli una Lettera, quasi egli fosse presente, ringraziandolo e confidandogli le proprie affinità spirituali.
A Dammi la mano (A.S. Novaro da Il Cuore Nascosto) la Sirtori risponde con Invito: “invita le stelle del cielo// veglieranno discrete la notte d’amore…”.
O Maria volgiti e senti (A.S. Novaro da La Madre di Gesù) le ispira i versi profondi di Supplica: “Madre di Cristo//manda tuo Figlio// La sua mano onnipotente// plachi il vento dell’odio// semini nei cuori// desideri di pace”.
L’espressione creativa di Ambrogina non si riduce a un semplice dialogo ma è un impegno che arriva al cuore. Rende universali, con le sue poesie, le motivazioni che sono presenti nell’uomo di ogni epoca.
In Plenilunio scrive: “Assaporo profonde emozioni nel silenzio” e in Fiori di prato si interroga sul mistero della vita: “Dalle corolle si leva un canto// di felicità”. La Maga della notte ci rivela la poetessa nella sua interiorità più intima: “Se dietro le persiane// di finestre socchiuse// vede bimbi assopiti// entra curiosa…”.
Ambrogina Sirtori ospita nelle proprie liriche le ragioni del vero e del bello che annunciano il sacro, quasi a dire che “l’abitare dell’uomo consiste nella poeticità” (Goethe) dove il presente esperimenta il divino.
Attraverso forme semplici e ricordi d’infanzia, l’autrice sente le sfide del dolore che turbano il mondo e la natura, ma riesce a far vincere la Bellezza che li salverà come ripeteva spesso Paolo VI, “perché in essa si trova fede, verità e letizia”.
Prof.ssa Tina Beretta Trezzi
docente de la Sorbonne