Questa pubblicazione è stata realizzata quale 1° premio del concorso letterario “J. Prévert” 2008 – sez. poesia con la seguente motivazione:
«Il poeta Mario De Rosa affida alla sua poesia messaggi relativi ai disagi cui è sottoposta la sua terra e tutto il nostro Meridione. Sono messaggi di dolore per l’abbandono dei paesi a causa dell’emigrazione di massa dei propri abitanti e di conseguenza lo stato di degrado delle opere d’arte. Lo notano i turisti “pensosi a volte / per tesori / che avvertono perduti” (Case d’un meridione…). La solitudine è vissuta come tedio ed è stigmatizzata dal passaggio di una macchina e da un cane che “l’insegue e abbaia, / ma è solo un attimo, / poi reinvade la noia” (Paese). Il poeta canta la sua terra (Pollino, Morano, Pollinello) e la natura che essa contiene (un richiamo continuo ai pini loricati, alla neve); ma canta anche gli usi e costumi degli abitanti portatori di quella civiltà contadina che è andata perduta e che oggi tutti rimpiangiamo. Un canto che diventa corale. All’assenza dell’uomo, fa da controcanto la natura che viene presentata nella sua ubertosa presenza e si può “quasi sentire / come fanno ad aprire crisalidi e gemme.” Il poeta non esita a ostentare la propria fede religiosa e Natale diventa momento di scelta “se stare con la polvere / o la continua polla d’infinito” (Hic et nunc). Il richiamo alla luce è una costante e l’immanenza di Cristo “è il segreto del tempo”, a proposito del quale il poeta si pone la domanda se è “uguale a quello / uscito dalla mente / come lampo nel buio o come il vento / che improvviso s’impenna” (Segnali di fumo). Una poesia questa di De Rosa che, partendo da osservazioni naturali e ambientali, mano a mano si sposta sul piano spirituale alla ricerca di certezze che possano giustificare l’operato stesso dell’uomo».
Benedetto Di Pietro
Presidente del Premio Jacques Prévert sezione poesia
Premi vinti dal libro Canti del Pollino di Mario De Rosa