In copertina: “Natura Morta” dipinto di Giovanni Stefani
Introduzione
Leggendo quest’opera, messaggio soggettivo che ognuno di noi accoglie in maniera diversa ma sicuramente portatrice di spontaneità e sincerità, mi sono trovato in un “mondo semplice e vero”, un mondo tra sogno e realtà, tra ricordi e quotidianità, tra ombre e luci, in un continuo gioco di chiaroscuri, con versi lievi e delicati che non mancano di stupire per la semplicità e l’immediatezza, nonostante si scorga una lieve malinconia che si muove tra i silenzi, il ricordo, i profumi, l’esperienza passata e la quotidianità.
Le più piccole cose acquistano un valore singolare e nello stesso tempo sono impregnate di una spiccata sensibilità e diventano importanti, oserei dire essenziali.
La scrittura di Giovanni Stefani è semplice, spontanea, piena di colori, persone, emozioni. Suoni d’alcuni momenti di vita.
Quelli che io chiamo “i sogni nel cassetto”, offrono una corona di ben circoscritte occasioni poetiche, occasioni disposte in un ordine che suggerisce un percorso. La voce è adeguata al repertorio che preferisce eseguire.
Dopo che la storia della poesia ha attraversato fasi illusorie e pressoché fallimentari – dal neorealismo impegnato allo sperimentalismo – oggi siamo ad una svolta “confidenziale e persino narrativa della poesia italiana” che cerca la semplicità diretta ma non ingenua; quello che, secondo me, è la poesia di Giovanni Stefani che possiede il gran pregio dell’estrema comunicatività.
Dalle sue liriche, traspaiono impegno, sensibilità, doti artistiche; le poesie contengono freschezza e delicatezza rappresentativa a cui si unisce la musicalità della parola. L’espressione poetica è naturale ed intensa, immediata e vibrante, legata a semplici ma importanti esperienze di vita: il rapporto con Giorgia, la contemplazione del paesaggio, l’amore per la natura e per la propria terra, il sentimento religioso, la paternità, l’amore; gioie e crucci dell’uomo comune, nobilitati da sincera e genuina ispirazione lirica.
Maurizio Mattioli