Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2012
«Accostarsi a un testo poetico, qualunque sia il grado di profondità o ampiezza della lettura, presuppone, e oso dire che presupporrà sempre, una certa scomodità dello spirito,…»
Sono parole di José Saramago e fanno parte di una lucida riflessione sullo scrivere in versi, espressa in un capitolo dei suoi Quaderni di Lanzarote.
Dunque, se questa prefazione fosse dedicata, con stile puramente accademico, alla creazione o alla lettura poetica in generale, basterebbe, per assurdo, riferirsi ai concetti espressi dal grande scrittore portoghese per poterne trarre una convincente interpretazione.
Ma ciò che mi accingo a introdurre tratta un’opera specifica, di un singolo autore, anzi autrice. Apparentemente sembrerebbe più semplice, visto che l’argomento è circoscritto e non totalizzante. Non è così, come non è così quando ci si addentra nel labirinto inestricabile di un’espressione, molto intima, della sensibilità altrui. Ritornando quindi alle parole di Saramago, si può intuire la scomodità della mia posizione: è come immergersi, metaforicamente, in un fiume dal corso mutevole e imprevedibile.
Le diverse chiavi di lettura che ognuno potrebbe intraprendere, sono estremamente personali poiché dipendono da interiorità specifiche, che non coincideranno mai con i percorsi imperscrutabili dell’autrice…
dalla prefazione di Ermanno Gelati