Esistono giorni in cui ci si sente lontani da tutto, da tutti gli esseri umani, facendo giravolte intorno al proprio io, osservando le lacrime scivolare via come sul vetro di una finestra e ci si ritrova a fare il “ritratto della solitudine”. Alcune volte si scrivono poesie e, in quelle poesie, sgorga il sangue stesso della nostra vita come nel caso di Claudia Nicchio con la silloge dal titolo “Cromie”.
Nel continuo disvelamento e nel volontario smascheramento come ad abbattere ogni diffidenza esterna, si illuminano le “cromie” del vivere e si espandono all’inverosimile i gesti d’amore lasciati in disparte o celati agli altri, eppure, emerge il desiderio di lasciare indizi, segni e tracce da decodificare: d’altronde è un sottile piacere preservare l’alone enigmatico sulla propria identità…
dalla prefazione di Massimo Barile