L’occhio, qui, non sta per l’occhio del poeta. Non è sua esclusiva caratteristica possedere questo organo inteso come mezzo di visione non solo della realtà ma anche della fantasia, dell’ignoto, della psiche. L’occhio, inteso in questo senso, è prerogativa di tutte le donne e di tutti gli uomini creativi, sia che si tratti di artisti o di scienziati o di persone sensibili che si dedicano alla comprensione di sé e degli altri.
In questo libro, il titolo spiega la mia ispirazione poetica che va sempre cambiando e scegliendo argomenti vari. L’occhio non guarda mai da una sola parte. Guarda tutto ciò che lo attrae. E poi si ferma a vederlo, a contemplarlo, a esaminarlo prima di trasformarlo in un prodotto del proprio spirito. Ossia una propria creatura. Nel mio caso è una poesia, ma può essere anche una musica, una scultura, un quadro, una teoria, ecc. Queste mie ultime poesie hanno un taglio stilistico diverso rispetto alle precedenti e così sarà per le prossime. Il poeta è in realtà un ricercatore e cerca di perfezionare la sua espressione che cambia in continuazione. Cambia rispetto agli argomenti, ma cambia soprattutto rispetto alla forma. Io, su ogni nuovo foglio bianco, modello una scrittura come se fosse creta tra le mie mani. E per farlo, ci vuole una sensibilità allenata o un occhio allenato. Nella parte finale di questo libro ho tentato di estendere la mia vista su fatti realmente accaduti. Soprattutto fatti drammatici. E poi ho dato sfogo ad un libero pensiero tramite alcuni aforismi.
Roberto Calò