“…Sulle rive del lago di Sils c’è un angolo bellissimo, una panchina sulla quale eravamo soliti fermarci qualche minuto ogni volta che tornavamo su. E proprio lì, attaccato ad essa, un albero, particolare, bello; due rami: uno che si proietta in alto, che guarda verso il cielo, verde, rigoglioso, pieno di foglie, di vitalità, l’altro ricurvo, piegato su se stesso spoglio, secco, ormai morto che sparisce nell’acqua con la sua punta. Lei come sempre attenta a tutto, ci leggeva la vita, la metafora della vita. A pensarci adesso, io ci vedo la sua di vita, un momento prima era viva, piena di aspettative, di progetti, un secondo dopo veniva catapultata nel più profondo degli abissi…”.