“…C’è un tempo che necessita di specifiche predisposizioni d’animo e… quel tempo è peculiarità del panico… Il tempo della vita e quello della morte, il tempo dell’attesa, il tempo che corona i passaggi delle fasi esistenziali. Il tempo che opprime e incalza.
Ha inoltre qualcosa a che fare con lo spazio. Quello oppressivo che soffoca, quello che manca e che impone il limite. Anche quello esteso, che confonde nella perdita di confini, che risucchia nell’eco dell’abbandono.
Quell’angoscia che si nutre del baratro dell’imprevedibilità, quell’entità ignota che pare voglia significare in qualche modo la propria dimensione esistenziale riceve tuttavia un freno dal mondo delle parole, quando il linguaggio nel suo articolarsi modula il pensiero…”