Testo vincitore del Premio di Drammaturgia “Spazio Aperto” 2012 organizzato dall’Associazione Culturale La Teca
Due donne si incontrano nella sala d’aspetto di una stazione di provincia, ma non si ricordano assolutamente nulla del loro passato e del perché si trovano in quella stazione, dove non vi sono né treni né persone in arrivo o in partenza. L’unico individuo che vedono è il capostazione il quale, nonostante i loro tentativi per farsi notare, pare non accorgersi di loro. Anche il tempo sembra diventato impersonale, tanto che le due protagoniste, a un certo punto impossibilitate ad avere riferimenti temporali, si disinteressano completamente ad esso. La situazione ha una svolta quando una delle due ragazze scopre, appeso accanto all’orologio della sala d’aspetto, un piccolo manifesto che riporta un terribile fatto di cronaca accaduto in un tempo imprecisato. Le reazioni sono un misto di incredulità e di rabbia per l’accaduto, nonostante i tentativi di non considerarlo, fino all’inatteso finale.