La raccolta Una luce dal cielo del poeta Stefano Tonelli è divisa, in buona sostanza, in tre momenti principali ognuno dei quali è posto sotto il segno di una deità della mitologia classica: Venere, Crono e Giove.
Venere, nel suo parallelismo con l’Afrodite greca, qui è presa a simbolo dell’amore e della bellezza ideale. L’amore, se è vero, è incommensurabile e diventa perfino paura d’amare, paura di perderlo, perché l’amore è un sentimento totalizzante che non lascia spazio alla mediocrità…
…Fede, Amore, Assoluto sono concetti che in un’ottica intensamente spirituale come quella di Stefano, coincidono laddove l’Uomo è destinato a concludere le sue ripetute esperienze terrene e a ricongiungersi a Dio, dissolte le scorie e i residui delle proprie angosce al calor bianco della Sua luce.
Dalla Prefazione – di Benedetto Di Pietro
Eppure, nel pessimismo lucido e sconsolato di Stefano, che grida le sue ferite, le sue delusioni, il suo scoramento, io intravvedo un barlume di speranza, anche se lui non ne sente il conforto. Anche se il suo corpo e la sua anima gridano la disperazione, tra le righe dei suoi scritti si può leggere anche la supplica al destino di donargli ciò che non ha mai avuto qui sulla Terra, un amore realizzato e non solo ambìto, momenti di pace e, forse, qualcosa che si avvicina ad una vita normale, fino a qui negata, fatta di musica, di amicizie, di amori, di studi, di risposte esistenziali. Come se a livello inconscio fosse nascosta una certezza ancora sorda e cieca ma non per questo meno presente, che al di là delle passioni e delle frustrazioni della vita ci sia la salvezza di un disegno qui e ora imperscrutabile ma immanente nella vita quotidiana e nel progetto esistenziale di ognuno.
Dalla Prefazione di Manuela Pompas