Opera pubblicata a quattro mani da Katuscia Fiorenza Pontilunghi e Gianluca Giuseppe Pontilunghi
Questa raccolta poetica è una sorpresa. Per gli Autori stessi, prima di tutto. Perché Katuscia e Gianluca non hanno scritto nell’orizzonte di una pubblicazione possibile, desiderata, sperata.
Lo testimonia anche la distanza di tanti anni – quasi venti – fra il tempo di composizione delle poesie e quello della loro consegna ai lettori. Anche la successione dei testi, posti semplicemente secondo l’ordine alfabetico dei titoli – per natura sua incapace di mostrare una qualche logica intrinseca nell’accostamento delle cose – dice che ormai è irrimediabilmente smarrita, se mai ci sia stata, una finalità del far poesia degli Autori che superasse anche di poco la volontà di fissare, quasi scolpire in versi su carta, l’attimo presente carico di intensità, per natura sua tanto improvviso, quanto breve e sfuggente…
dalla prefazione di Roberto Beretta
Accostando le poesie dei fratelli Pontilunghi ci si stupisce come davanti ad un parto gemellare di cui qualsiasi madre sarebbe fiera. I profili dei versi – come visi – rimandano a una genesi comune eppure diversamente individuata, la forma degli occhi – ovvero dello sguardo – rimanda a geni condivisi, impastati eppure differenti, l’uno ricorda un nonno, l’altro magari il papà. Nelle due opere vivono respiri diversi, elaborazioni e suggestioni di un grembo spartito e vissuto insieme ma diversamente percepito, introiettato e poi espresso in modo del tutto personale. Già tale atto è poiesis: la stessa luna guardata dalla stessa finestra diventa per uno motivo di conforto, per l’altro motivo di sconforto…
dalla postfazione di Flavia D’Avola