[…] Quella di Benedetto Di Pietro è poesia dell’esistenza e della sua problematicità, innanzitutto; in quanto tale, è: ricerca di senso; volontà di esserci; aspirazione costante a rinnovarsi e ritagliarsi spazi e orizzonti di libertà; tensione etica, scevra da pregiudizi e moralismi. È altresì poesia civile, attenta ad analizzare il rapporto del singolo con la società, con i valori e con la Storia, per stigmatizzarne difetti, omissioni e colpevoli inadeguatezze. Non esita, il poeta, a puntare il dito, a dire pane al pane e, all’occorrenza, a denunciare: le offese degli uomini alla natura; le “fabbriche chiuse”; “la lotta per arrivare a fine mese […]
Di Pietro sa che, per essere adatte a tutti, le parole devono essere restituite alla loro innocenza primigenia, ripulite e maneggiate con parsimonia e saggezza, nel pieno rispetto della loro funzione di veicolo privilegiato per descrivere l’efficacia e, insieme, gli effetti catartici e terapeutici della Verità, della Giustizia e dell’Amore.
Dell’Amore, soprattutto, quello autentico. Che è energia riparatrice, vivificatrice e rigeneratrice del singolo, della società e della Storia.
(dal saggio introduttivo di Pasquale Matrone)