“Luna ti prego. – Trema il bambino. – Ho fatto per te un viaggio senza fine. Non mi lasciare solo. Vieni a giocare con me.”
Le sue parole gli ritornano infrante in mille echi dai nascondigli infernali dove s’acquattano i mostri.
“Madre! – Implora sgomento. – Ho paura.”
Ma ecco, quando già non spera più, ecco il miracolo della luna che sorge; ed è una luna straordinariamente grande e rasserenante.
Non ha gli occhi, né la bocca, né il sorriso di sempre; ma gli sembra di riconoscervi lassù, in un canto, proprio la sua casa, e la sua mamma, e il suo papà brontolone… Ed è così luminosa e bella come non l’ha vista mai.
“Grazie luna.” Piange infine il bambino.
E stranamente ora non la vuole più.
Vuole che resti nel cielo per tutti i bambini che hanno paura.
“Non te ne andare più, luna. Ti prego. Resta nel cielo perché nessuno, neppure il grillo del prato, neppure il pavido topo grigio abbiano mai più paura del buio non più buio della notte.”